Grandi capitalisti in cerca di cosolazione

All’inizio fu la crisi finanziaria nel 2008, a creare il panico e a gettare il germe del sospetto.
Ma volendo si potrebbe retrocedere ancora per cercare le radici ben più profonde del
malessere gravissimo che, economicamente, sta vivendo la gran parte della cosiddetta
economia matura che ha segnato gli ultimi anni. Innegabile che ciò che sta accadendo in
questo periodo sia la diretta conseguenza di quanto fatto, o meglio non fatto, nel passato.
“Ci semina vento raccoglie tempesta” verrebbe da pensare, ma è meglio andare oltre
lasciando ad altri precetti biblici che ben pochi aiuti concreti possono dare allo stato
attuale delle cose. L’economia ha bisogno di tutto tranne che di dogmi. Intanto l’incertezza
sui mercati ha continuato a dilagare arrivando a livelli al limite del panico soprattutto in
concomitanza con le varie crisi che hanno caratterizzato la moneta unica, da quella greca,
forse la più famosa, alla irlandese, quella più silenziosa, passando anche per la Spagna
con il suo carico di incertezza sula reale entità del deficit bancario, ancora oggetto di
discussione da parte degli analisti, anche in virtù del fatto che Madri non ha mai voluto
accettare (forse saggiamente) l’entrata in scena degli aiuti europei.
In tutto questo panorama, i parametri per riuscire a mantenere la famosa tripla A si sono
alzati o, per essere più precisi, sono stati sempre più difficili da mantenere e questo ha
provocato il crollo delle presenze nell’aristocratico club. E di conseguenza anche la caccia
ai porti più”sicuri” ha iniziato a diventare più difficile per chiunque volesse puntare a un
reddito minimo ma almeno al riparo da pericoli di volatilità. Già perchè chiunque voglia
investire in titoli di stato deve sapere che orientandosi sulla stabilità, metterà da parte il
guadagno, che spesso rientra tra i punti più importanti.
Tutti elementi che si intrecciano inevitabilmente dal momento che, inutile negarlo, la
sicurezza e la forza sono le cose che, ieri come oggi, hanno tenuto insieme un governo.
con la sola differenza che ieri le agenzie di rating, se c’erano, non avevano la forza
dirompente di oggi. Ad ogni buon conto, nel caso si cerchino ancora paesi a Tripla A per
riuscire ad acquistare anche solo una piccola parte dei loro bond, e soprattuto nel caso ci
si chieda se questi famigerati ancora esistono, ebbene è possibile rispondere
effettivamente.
Si, non sono ancora un miraggi, esistono. Anche se sono un specie in via
di estinzione. Per questo motivo è bene approfittare ora che ci sono ancora. Anche se
“approfittare” non sembrerebbe proprio il termine adatto visto che qui il profitto è sempre
più piccolo, minimo, per non dire, a volte, anche negativo.
Perciò anche in questo caso invece che un profitto si punta alla sicurezza dalla volatilità,
sempre più nociva e diffusa, In altre parole una assicurazione su merce rara.
E in un contesto di turbolenze dei mercati finanziari, è un fattore di primaria importanza
soprattutto visto l’andamento altalenante di vari settori. Infatti, nessuno di loro dà certezze
in tutti i campi.
Per esempio, tra gli emergenti quello più interessante è l’Australia con il
3,4% sui titoli a dieci anni. Ma in questo caso il fattore certezza è legato alle materie prime,
le commodities su cui l’economia del nuovissimo continente è legata. E che al momento
non è al meglio.