Generali: aumento di capitale sì, aumento di capitale no
Al pari di molte altre società del settore finanziario, anche Generali da diversi mesi si trova a dover far i conti con la necessità di un rafforzamento della sua posizione patrimoniale. Un obiettivo che può essere raggiunto tramite un’operazione di aumento di capitale che tuttavia non è sempre così facile da realizzare, visto che una ricapitalizzazione spesso non è ben vista nè dagli azionisti di una società, costretti a dover sborsare nuovo denaro, nè dalle Borse che storcono il naso di fronte alla prospettiva del potenziale arrivo di nuova carta sul mercato.
Generali ha di fatto escluso in più di un’occasione l’ipotesi di un aumento di capitale che non è contemplata dalla cura Greco. L’AD della compagnia triestina, nominato lo scorso anno, già durante la scorsa primavera aveva fatto sapere che non avrebbe richiesto nuove risorse ai soci fino alla conclusione del piano industriale in essere, spiegando che un’eventuale cambio di questa strategia sarà possibile solo al termine del business plan e quindi dopo il 2015.
E se da una parte l’amministratore delegato Mario Greco appare determinato nell’escludere l’ipotesi di una ricapitalizzazione per Generali, dall’altra gli analisti delle banche d’affari non la pensano esattatamente allo stesso modo.
Gli esperti di Bernstein ad esempio già nei mesi scorsi avevano ventilato la possibilità di un aumento di capitale per la compagnia triestina nella seconda metà del 2013. Gli esperti hanno parlato di una ricapitalizzazione da oltre 1 miliardo di euro, parlando di un’operazione necessaria per evitare eventuali interventi negativi da parte delle agenzie di rating sulla valutazione del merito di credito di Generali.
Una previsione quella di Bernstein che di fatto non ha trovato conferme visto che Generali ha continuato a ribadire la sua volontà di non procedere lungo il sentiero di un aumento di capitale. Quand’anche però si dovesse profilare quest’ultima ipotesi, la stessa non sarebbe così terribile per il titolo della compagnia triestina che, a detta degli esperti di Jp Morgan, sarebbe destinato a fare meglio del mercato. La banca americana è convinta che una ricapitalizzazione compresa tra 1 e 4 miliardi di euro potrebbe rivelarsi un’operazione molto sensata e l’effetto diluitivo che ne deriverebbe potrebbe essee compensato da un robusto dividendo basato su un miglioramento degli utili e dei flussi di cassa.